Dalle Driadi alla NASA, come e perché le piante cambiano la nostra vita

Mitologia, storia, scienza e qualche soluzione per ricucire il nostro legame con la natura, forse la più imminente priorità e necessità di oggi.

Driadi.

Nella mitologia greca le ninfe delle querce o driadi, erano delle divinità della natura. Rappresentavano la forza, la fertilità e la vitalità della foresta ed erano raffigurate come giovani e belle donne.

In antichità, in Giappone, kodama, le divinità che vivevano nella foresta rendevano sacri gli alberi in cui abitavano e chi tagliava questi alberi veniva maledetto a vita.

In contatto con la natura.

“Stare a contatto con la natura, essere immersi in un bel contesto verde ci fa sentire bene: su questo siamo tutti d’accordo. E’ una percezione immediata e istintiva, spesso sottolineata – a volte persino enfatizzata – da giornali, libri, programmi televisivi “– inizia così La terapia segreta degli alberi di Marco Mencagli e Marco Nieri - Edito Sperling & Kupfler Editori S.p.A

 

 

La situazione oggi.

L’introduzione dell’elettricità nel 1870 ha determinato la rivoluzione industriale e da allora abbiamo visto le città trasformandosi rapidamente.
Entro il 2050 la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere i 9 miliardi e 75% di essa vivrà in città. In Europa, il 90% di loro trascorre il tempo in uno spazio chiuso.
OFCOM (autorità inglese per la regolamentazione delle comunicazioni) segnala che il tempo che dedichiamo ai dispositivi elettronici è superiore al tempo che dedichiamo al sonno. Una delle conseguenze è il tecnostress che determina: ansia, mal di testa, depressione, affaticamento mentale, dolori agli occhi e al collo, insonni, frustrazione, irritabilità e scatti d’ira.
Ansia e depressione costano all’unione Europea circa 170 miliardi di euro l’anno, 210 miliardi all’America. L’OMS definisce lo stress come l’epidemia del ventunesimo secolo.

L'ipotesi della biofilia.

L’idea che il contatto con la natura, sia un’esigenza biologica per l’essere umano prende il nome di biofilia (bio e filia = amore per la vita). Il termine appare nello studio The Anatomy of Human Destructiveness (1973) dallo psicoanalista tedesco Erich Fromm. In seguito viene ripreso anche dal biologo premio Pulitzer per la saggistica E.O.Wilson il quale afferma che siccome la nostre specie si è evoluta nella natura sentiamo la necessità di mantenere un legame con essa, abbiamo imparato ad amare ciò che ci aiutava a sopravvivere. Amare la natura è quindi nel nostro DNA.

Medicina forestale - la ricerca.

Nel 2004 l’immunologo giapponese Qing Li autore del libro Shinrin Yoku, immergersi nei boschi insieme ad associazioni e organizzazioni accademiche avviano un esperimento per comprendere, dati alla mano, come e perché passare più tempo nella natura ci fa stare bene. I risultati sono sorprendenti: camminare per almeno due ore in un bosco può:
• Rafforzare le difese immunitarie
• Aumentare l’energia
• Alleviare l’ansia, la depressione e la rabbia,
• Ridurre lo stress e facilitare il relax

Tutto questo grazie ai monoterpeni presenti nelle foglie degli alberi e del sottobosco e ai Mycobacterium vacae presenti nel suolo. Se volete approfondire questo tema potete acquistate il libro, costa davvero poco e si legge benissimo, oppure fate qualche ricerca su google.

 

 

L’aria che respiriamo.

Se gli alberi hanno la capacità di assorbire l’anidride carbonica per produrre ossigeno, molte piante da interno riescono a fare la stessa cosa nelle nostre case e uffici. Studi, come quello della NASA, hanno dimostrato che esistono piante da interno che riescono ad assorbire i composti organici volatili che produciamo durante le varie attività svolte dentro casa e ufficio come cucinare, pulire ecc. In poche parole loro si cibano dell'aria "cattiva" offrendo in cambio aria filtrata e ossigeno. Una simbiosi perfetta.

Non esistono forme di vita sul pianeta che possono fare a meno di respirare. Diamo per scontato un gesto vitale: inspirare ed espirare, come diamo per scontato l’aria stessa che è frutto del mondo vegetale e che spesso tendiamo a sottovalutare abbattendo migliaia di ettari di foresta.

Green office & smart work.

Le piante da interno non si limitano solo a filtrare e purificare l’aria, riescono persino a renderci più socievoli riducendo lo stress con effetti positivi sulla creatività e la produttività. Nascono così nei paesi basi i green office ovvero uffici verdi. E l’Unione Europea nel 2004 presenta il primo piano Un po’ di sano verde sul luogo di lavoro che vuole incoraggiare le aziende e i loro manager a introdurre più piante negli uffici per risolvere alcuni problemi di salute. Ma di quante piante abbiamo bisogno per stare bene in ufficio o a casa? In media dalle 3 a 6 piante a testa per 75 metri cubi di spazio, generalmente un ufficio medio.

Ne La Terapia segreta degli alberi di Marco Mencagli e Marco Nieri oltre a trovare più dettagli in merito, troverete anche la risposta a domande che non avete avuto ancora coraggio di pronunciare a voce alta per il timore di risultare ridicoli.

 

 

Convivere con le piante, oggi.

Abbiamo visto in tanti il video della mimosa pudica che non gradisce essere accarezzata perciò ritira a sé le piccole foglie. Il video ha fatto scalpore, forse perché negli anni abbiamo sviluppato la credenza che le piante siano inermi. Non è così. In time laps (o aumentando la velocità di riproduzione del video) le piante si vedono muoversi verso la luce o sviluppando le loro radici.

In Italia abbiamo imparato a conoscere Stefano Mancuso e così scopriamo che le piante da interno hanno capacità intellettiva e che la loro incredibile capacità di rigenerarsi è dovuta al fatto che non hanno organi vitali centralizzati ma sistemi autonomi.
Vivere in simbiosi (armonia) con le piante ha numerosi aspetti positivi e sono una parte piacevole della vita anche se non sempre ci rendiamo conto del loro impatto.
“Le piante hanno già inventato il nostro futuro: consumano poca energia, hanno capacita intellettiva e un'intelligenza distribuita e nessun centro di comando: non c'è nulla di meglio sulla Terra a cui ispirarsi" - Stefano Mancuso, botanico e Scienziato di prestigio mondiale, professore all'Università di Firenze, dirige il Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (LINV).

 

 

Amici con radici.

Impossibile non associare le piante da interno al nostro benessere. Con il gardening, la corrente che trasforma il fare giardinaggio in una cura per la persona, abbiamo scoperto che prendendosi cura delle piante si impara a volersi più bene. Perché le piante hanno bisogno di cura. Alcune sono meno sensibili e non se la prendono se le trascurate un po’, altre invece hanno bisogno di molta attenzione e dedizione, ma tutte hanno tempi che non possono essere forzati e necessità che non possono essere rimandate o ignorate.

Entrare in contatto con le proprie radici (culturali o dell’anima) curando le radici di un’orchidea è un bel modo per prendersi cura di sé e vedere fiorire la propria personalità e carattere, forza e vitalità. Passatemi la metafora, ma in fin dei conti tutti noi, in un momento o un altro ci siamo trovati a fare i conti con noi stessi e sentire la necessità di ricucire un rapporto, con noi stessi o qualcun altro. Farlo è un’arte, come il kintsugi, l’arte giapponese di riparare vasi o altri oggetti rotti, la cui filosofia è unire e rimettere insieme gli oggetti danneggiati utilizzando oro fuso per dare valore al nuovo legame ristabilito, ricucito o rafforzato.

Ma ritorniamo alle piante da interno. Vedere spuntare e poi crescere le nuove piccole piantine e prendersi cura insieme ai propri figli come se le piccoli piantine fossero dei figli, ci ricorda che è la responsabilità, la cura, l’amore e il rispetto ad essere il terreno fertile di ogni cosa al mondo.

Considerare le piante come se fossero degli amici con radici ci aiuta a cambiare la prospettiva dalla quale guardiamo le piante e il mondo vegetale in generale, nel beneficio nostro, dei nostri figlie e delle generazioni a venire.

Catalina Pintilie
Direttrice di Amici con radici

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